
La Corte di Cassazione Penale, con la sentenza n. 1269 del 13 gennaio 2025, ha stabilito un principio fondamentale ovvero che le chat contenute nei cellulari sono a tutti gli effetti corrispondenza e, come tali, godono di una tutela rafforzata.
Fino alla pronuncia in esame, le informazioni estratte da uno smartphone erano considerate semplici documenti, ai sensi dell’art. 234 c.p.p., e, pertanto, non sottoposti ai principi che tutelano la privacy della corrispondenza, da ora la Suprema Corte ha chiarito che si tratta di comunicazioni private, tutelate dalla Costituzione.
I cambiamenti in tema di disciplina sono di rilevante portata. In primo luogo, in ambito penale, l’accesso a tali conversazioni non potrà più avvenire liberamente, neanche con il consenso dell’indagato.
Sarà per contro necessario un provvedimento motivato dell’Autorità giudiziaria, proprio come accade per l’intercettazione di una telefonata e ciò in quanto la tutela della privacy della corrispondenza e delle conversazioni è un diritto fondamentale che prevale su ogni altra esigenza, compresa quella investigativa.
Va precisato che la decisione della Cassazione Penale ha un fondamentale precedente nella sentenza della Corte Costituzionale n. 170 del 7 giugno 2023 la quale aveva già esteso la tutela della corrispondenza alle comunicazioni digitali.
La portata innovativa della sentenza in commento è l’estensione dei principi della Corte Costituzionale anche alle chat che sono conservate nei dispositivi digitali.
Le implicazioni della sentenza 1269/2025 sono vaste.
Nello specifico della sfera penale le indagini dovranno essere condotte con maggiore cautela e nel rispetto dei diritti degli interessati, costituendo la pronuncia altresì una vittoria per la privacy nell’era digitale, un segnale chiaro che i nostri messaggi privati non sono più terreno di conquista senza regole.
Anche il deposito di screenshot di chat nel procedimento penale sarà sottoposto, quindi, agli stringenti principi in tema di bilanciamento di interessi: libertà personale e privacy con l’attività investigativa e processuale.
Infatti, la sentenza, che ha considerato le chat come corrispondenza, non ha ammessa quale prova gli screenshot di quella conversazione poiché sono state acquisite in violazione della riserva di legge e di giurisdizione, prescritte dall’art. 15 della Costituzione, poiché le ritiene acquisite in violazione di un divieto probatorio sono inutilizzabili anche nel giudizio abbreviato.
La sentenza ribadisce che seppure i moderni strumenti tecnologici possono aiutare a semplificare la vita degli inquirenti, non tutto ciò che la tecnologia consente di fare è automaticamente autorizzato a livello giuridico e normativo.