
Trattativa Stato – mafia: la Cassazione mette la parola fine al processo (di Vincenzo Giglio)
La sesta sezione penale della Corte di cassazione, decidendo i ricorsi degli imputati e del PG contro la decisione della Corte di assise d’appello di Palermo nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato – mafia, ha confermato l’assoluzione degli ufficiali del ROS dei Carabinieri Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, mutando tuttavia significativamente la formula assolutoria: non più “perché il fatto non costituisce reato” ma “per non avere commesso il fatto”.
Il collegio ha anche confermato l’assoluzione di Marcello Dell’Utri.
Ha infine rilevato l’avvenuta prescrizione del reato contestato a Leoluca Bagarella e Antonio Cinà per via della riqualificazione nella forma tentata del delitto loro contestato di violenza o minaccia ad un corpo politico dello Stato.
È questo l’epilogo di una ipotesi giudiziaria che ha attraversato decenni, è stata esplorata da plurimi uffici giudiziari, è stata costantemente oggetto di una spasmodica attenzione mediatica e che si è addirittura trasformata in uno spartiacque etico: dalla parte sbagliata gli uomini delle Istituzioni che avevano assecondato l’asserita trattativa, dalla parte giusta coloro che l’avevano combattuta politicamente e giudiziariamente.
Da oggi è verità giudiziaria non più discutibile che la pressione stragista di Cosa nostra nei confronti dello Stato fu un fatto esclusivamente mafioso e, benché causa diretta di uno dei periodi più bui e tragici della storia repubblicana, non provocò cedimenti istituzionali.
Ne riparleremo ma per intanto questo è il senso che pare di potere ricavare dal dispositivo della decisione resa nota nel pomeriggio di oggi.
E se sarà confermato che è questo, si può solo esserne contenti da cittadini italiani.